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COMUNICATO STAMPA 19 Ottobre  2010

CARCERI : La UIL in visita al carcere di Rieti

Sarno : E’ un totem della disorganizzazione del DAP

Una struttura nuova e funzionale,  operativa per il solo 25%,  già oberata da problemi di sovraffollamento nell’unico reparto attivo,  non può non essere indicata come il vero totem dell’incapacità organizzativa dell’Amministrazione Penitenziaria. Fors’anche riferirsi ad un incredibile  sperpero di danaro pubblico non è  certo un’eresia

Questo il commento di Eugenio SARNO, Segretario Generale della UIL PA Penitenziari, in visita questa mattina al nuovo carcere di Rieti. Sarno, accompagnato dal Segretario Provinciale Fabrizio Faraci, dal Segretario Regionale Daniele Nicastrini e dal Segretario Nazionale Giuseppe Sconza si è intrattenuto per alcune ore all’interno del nuovo penitenziario

La situazione di Rieti è grottesca – rincara SARNOperché avendo potuto attivare un solo reparto in un complesso nuovo che ha ben cinque reparti ed una ricettività di 250 detenuti ( elevabile a 450),   ci troviamo già di fronte ad un grave sovrappopolamento. Nelle celle originariamente previste ad ospitare un detenuto ve ne sono due (in qualche caso tre) e in quelle costruite per due ve ne sono  quattro. Pertanto rispetto ai 56 posti regolamentari per gli ambienti attualmente disponibili,  stamani erano presenti 105 detenuti. Nemmeno fosse un evento imprevisto ed imprevedibile quello di aprire un nuovo carcere, il DAP non ha saputo organizzarsi per tempo per attivare il nuovo complesso nella sua interezza. E’ sconcertante apprendere che non c’è una  pianta organica del personale decretata, che non esiste un decreto di apertura, che  si sconosce il livello di sicurezza attribuito alla struttura (costruita con i canoni di una custodia attenuata per detenuti a basso indice di pericolosità). Dei 105 detenuti presenti : 39 sono in attesa di 1° giudizio, 15 gli appellanti, 12 i ricorrenti, 25  con condanna definitiva e 14 con posizione giuridica mista. Due sono sottoposti a regime di grande sorveglianza, uno a sorveglianza speciale“

Dalla visita emergono luci ed ombre che la UIL PA Penitenziari trasferirà in una dettagliata relazione che sarà inoltrata ai vertici del Dipartimento e del Provveditorato Regionale

Pur nel suo limitato utilizzo, la Casa Circondariale di Rieti è tutt’altro che una struttura statica. Sebbene sia aperta da poco meno di un anno ( 28 ottobre 2009),  sono diverse le attività programmate per i detenuti : palestra, teatro sociale, biblioteca, campo sportivo, cineforum, corsi per muratore ed imbianchino.  Ed altre sono in via di attivazione.  Purtroppo il contingente di polizia assegnato  è e resta il punto dolente. La struttura è stata costruita con criteri di sviluppo in orizzontale e ciò determina una grande dispersione di risorse umane. Basti pensare che per accedere al reparto detentivo bisogna oltrepassare ben quattro portinerie. Pertanto le 93 unità  di polizia penitenziaria sono totalmente insufficienti, se si considera che sono ben 35 i posti di servizio direttamente connessi ai servizi di sorveglianza da coprire ogni giorno a  cui occorre sommare le 5 unità addette al Nucleo Traduzioni e Piantonamenti e le 25 unità impiegate in attività istituzionali d’ ufficio o in servizi complementari.   Il locale Nucleo Tradizioni e Piantonamenti dal 1 gennaio al 30 settembre 2010 ha effettuato 287 traduzioni, mobilitando 409 detenuti attraverso l’impiego di 1039 unità di polizia penitenziaria. Riteniamo che sia necessario rivedere in alcuni punti l’organizzazione del lavoro e costruire percorsi di trasparenza per l’accesso ad alcuni servizi. Su questo solleciteremo la direzione a convocare le OO.SS. per un confronto. Inoltre non si può non rilevareconclude il Segretario Generale della UIL PA Penitenziari – che pur riferendoci ad una struttura nuova cominciano ad emergere i soliti problemi strutturali comuni agli edifici penitenziari di nuova costruzione. In particolar modo ci si riferisce alle infiltrazioni di acqua piovana, alla  mancata installazione di un impianto di aspirazione dei fumi di scarico degli automezzi ( che il personale è costretto ad inalare per accedere in istituto attraverso il percorso pedonale ricavato all’interno della porta carraia)  , alla mancata informatizzazione degli accessi ( che vengono ancora registrati in forma amanuense) ed alla inadeguatezza dei box office per gli agenti addetti alle sezioni detentive, privi di qualsiasi impianto di climatizzazione o aerazione. “

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