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Comunicato Stampa del 29 settembre 2010

Carceri –  UIL : Veri campi di battaglia !

“  Lunedi nell’ OPG di Aversa  alcuni internati hanno pestato a sangue un loro condetenuto al punto da spedirlo in rianimazione con prognosi riservata, ieri a Lecce l’incendio del controsoffitto in polistirolo del locale teatro ha causato l’intossicazione di alcuni agenti penitenziari; sempre ieri a Lanciano un detenuto ha colpito al volto un agente penitenziario che doveva simultaneamente controllare il passeggio e la sezione. Il bollettino di guerra sui campi di battaglia che sono le nostre prigioni  deve, quindi, aggiornarsi. Sono, infatti, 183 gli agenti penitenziari che in questo 2010 hanno riportato ferite a causa di aggressioni subite da parte di detenuti. Tutto ciò nel complice immobilismo dei vertici dipartimentali assolutamente incapaci di metter freno alla violenza dilagante

E’ molto più che adirato il Segretario generale della UIL PA Penitenziari, Eugenio SARNO, e non lesina critiche alla gestione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria

“ Il personale, purtroppo, non deve subire solo le violenze dei detenuti quant’anche fare i conti con gli abusi e i soprusi che tanti dirigenti penitenziari compiono nella certezza della più completa impunità. Dai  turni e agli orari  di servizio modificati unilateralmente senza alcun confronto sindacale, al mancato pagamento del lavoro straordinario imposto dall’Amministrazione,  alla mancata osservanza della norma sulle visite fiscali, alle penalizzazioni ingiustificate dei punteggi valutativi,  alle organizzazioni del lavoro scriteriate, illogiche ed antieconomiche . Su tutto il territorio si assiste ad un fiorire di  atti illegittimi che – evidenzia SARNO -   pur puntualmente denunciati trovano quale risposta l’assordante silenzio e la pietrificante complicità di chi sarebbe preposto al controllo. E’ indicativo l’esempio di Bolzano dove pur in presenza di video controllo si continua a ricorrere , in un quadro di deficienze organiche, alla sentinella armata che deve prestare servizio in un tugurio assolutamente invivibile e non protetto cui vengono preposti frequentemente , tra l’altro, le unità con maggiore anzianità di servizio. “

Le denunce della UIL Penitenziari sono come  un fiume in piena

“ Considerata l’ostinata volontà del DAP di non affrontare le criticità risolvibili non ci resta altra strada che segnalare le deficienze amministrative , in sede centrale o periferica, alle varie sezioni della magistratura contabile. Qualcuno dovrà pur rendere conto degli sprechi e dello sperpero di danaro pubblico. E’ il caso- ricorda il Segretario Generale della UIL PA Penitenziari -  degli automezzi adibiti al trasporto detenuti che appena solo dopo poche settimane dall’acquisto perdono le portiere, divenendo inutilizzabili. E’ il caso delle nuove manette modulari che sono state acquistate in confezioni da cinque coppie ma con solo due chiavi, non riproducibili, disponibili. Della serie acquisti cinque e usi due ! E’ il caso delle missioni che si pagano a circa 50 dirigenti penitenziari per dirigere  altrettante carceri, pur disponendo di circa 650 figure professionali abilitate alla direzione di un istituto penitenziario. E’ il caso del carcere di Lucca dove si è costruito un tetto nuovissimo su una struttura inagibile. E’ il caso delle centinaia di agenti penitenziari impiegati nei palazzi romani in compiti tutt’altro che istituzionali.  Delle due l’una : o il DAP è un agglomerato di incompetenti o si profila un quadro allarmante di complicità nello spreco che va immediatamente indagato e perseguito. Invitiamo caldamente il Presidente Ionta, Capo del DAP- Capo della Polizia Penitenziaria – Commissario Straordinario per l’edilizia penitenziaria, a dare  un cenno della propria esistenza e ad attivare  le necessarie contromisure . Così come vogliamo sperare che il Ministro Alfano – chiosa SARNO- trovi tempo e modo per nominare i cinque dirigenti generali da preporre ai Provveditorati Regionali di Puglia, Basilicata, Sardegna,Calabria e Lazio. Nei 52 istituti penitenziari ubicati sul territorio di  queste cinque regioni , alcune della quali vere frontiere della lotta al crimine organizzato, sono detenuti circa 17mila persone e lavorano circa 15mila operatori penitenziari che non possono essere gestiti  a scavalco o part time da altri provveditori regionali  distratti, tra l’altro, da territori come la Campania, l’Abruzzo e il Triveneto”

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