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Durante (Sappe) e De Fazio (Uilpa): «Sovraffollamento? È quasi il problema minore: mancano 298 agenti penitenziari, non c’è assistenza psichiatrica e alcuni istituti sono piazze di spaccio e rivendite di telefonini»

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«So che ogni giorno cercate di assolvere con sacrificio e con professionalità il vostro impegno. Impegno reso ancor più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario, contrassegnato da una grave – e ormai insostenibile – condizione di sovraffollamento nonché dalle condizioni strutturali inadeguate di molti Istituti, nei quali sono necessari interventi di manutenzione e di ristrutturazione... I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati; in palestra di addestramento al crimine; né in luoghi senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al capo del Dap e a una rappresentanza di agenti della polizia penitenziaria, è tornato ad affacciarsi sul mondo inquieto delle carceri italiane da cui risalgono urla d’angoscia che non sono più isolate. Un mondo di sepolti vivi, ovunque in sofferenza, tra vuoti nell’organico della polizia penitenziaria e una popolazione detenuta che continua ad aumentare. Una situazione di affanni presente anche in Calabria. Nei 12 istituti della regione, secondo i dati aggiornati al 31 maggio di quest’anno, sono ristretti 3.014 individui rispetto a una capienza regolamentare di 2.711 posti totali (con ben 303 reclusi oltre il limite massimo). Uno scenario sempre più allarmante. Nel 2020, infatti, in Calabria si contavano 2.631 detenuti (383 in meno rispetto all’ultimo dato) a fronte di una capienza di 2.709 posti (dunque, con 78 posti ancora disponibili).

 

«So che ogni giorno cercate di assolvere con sacrificio e con professionalità il vostro impegno. Impegno reso ancor più difficile dalle preoccupanti condizioni del sistema carcerario, contrassegnato da una grave – e ormai insostenibile – condizione di sovraffollamento nonché dalle condizioni strutturali inadeguate di molti Istituti, nei quali sono necessari interventi di manutenzione e di ristrutturazione... I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in palestra per nuovi reati; in palestra di addestramento al crimine; né in luoghi senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato». Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al capo del Dap e a una rappresentanza di agenti della polizia penitenziaria, è tornato ad affacciarsi sul mondo inquieto delle carceri italiane da cui risalgono urla d’angoscia che non sono più isolate. Un mondo di sepolti vivi, ovunque in sofferenza, tra vuoti nell’organico della polizia penitenziaria e una popolazione detenuta che continua ad aumentare. Una situazione di affanni presente anche in Calabria. Nei 12 istituti della regione, secondo i dati aggiornati al 31 maggio di quest’anno, sono ristretti 3.014 individui rispetto a una capienza regolamentare di 2.711 posti totali (con ben 303 reclusi oltre il limite massimo). Uno scenario sempre più allarmante. Nel 2020, infatti, in Calabria si contavano 2.631 detenuti (383 in meno rispetto all’ultimo dato) a fronte di una capienza di 2.709 posti (dunque, con 78 posti ancora disponibili).

Il messaggio del Capo dello Stato è stato pienamente condiviso dai rappresentanti sindacali degli agenti che ogni giorno operano nell’inferno delle carceri calabresi. Secondo il segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante «in Calabria non è solo un problema di sovraffollamento. Anzi, rispetto ad altre regioni, nella nostra è un problema meno evidente. Diventa, però, emergenza, se combinata con le gravi carenze negli organici del personale della polizia penitenziaria». Secondo il Dap, al 31 maggio del 2025, nelle 12 strutture calabresi risultano in servizio 1.484 agenti penitenziari rispetto a un fabbisogno di 1.782 poliziotti con 298 posti scoperti. «In pratica – aggiunge Durante –, in molti istituti non si riesce a mettere più di un agente in servizio per ciascuna sezione.

Di notte, poi, si affidano più sezioni a un solo agente. Per la sorveglianza dei detenuti servirebbe altro personale per garantire tutti i servizi mantenendo standard di sicurezza adeguati». Ma nel mondo delle carceri calabresi c’è un’altra emergenza che incombe. «È l’assistenza ai detenuti psichiatrici, il fianco scoperto del sistema carcerario. In alcuni istituti di pena non è garantita la presenza costante di uno specialista. I detenuti psichiatrici devono uscire dal cercare, vanno seguiti in strutture sanitarie adeguate». Anche Gennarino De Fazio, leader della Uilpa polizia penitenziaria accoglie favorevolmente il monito del presidente Mattarella: «Non è la prima volta che il nostro Capo dello stato interviene sul sistema carcerario italiano. Purtroppo, però, i suoi appelli sono rimasti inascoltati basta pensare che, in tutta Italia, dal 30 giugno del 2024 al 30 giugno di quest’anno si registrano ben 1.500 detenuti in più presenti nelle strutture del Paese. In Italia, ci sono 16mila reclusi oltre la capienza disponibile.

E non è solo un problema di spazi vitali. Ma il sovraffollamento riduce la capacità dell’offerta degli altri servizi vitali che sono proporzionati per quella determinata capienza che non si riesce, purtroppo, a rispettare. Senza contare che tutto ciò determina condizioni detentive non dignitose. Naturalmente, enormi sono i disagi anche per il personale che continua a lavorare in condizioni di grande emergenza con turni rafforzati in presenza di compressione dei diritti costituzionali. Emergenze che rischiano di trasformare le carceri in quelle che il presidente Mattarella ha definito “palestre di addestramento al crimine”. Alcuni istituti sono stati trasformati in piazze di spaccio e di vendita di telefonini. Addirittura, in una struttura calabrese, sono stati trovati smartphone ancora confezionati».

 

 

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