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Roma, 11 Feb.  – “L’inchiesta della DDA di Palermo che ha condotto a 181 arresti, come ha dichiarato anche il Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, conferma la disponibilità dei boss nelle carceri di strumenti di comunicazione avanzati, come telefonini criptati. Questo avviene anche e soprattutto nel circuito ad alta sicurezza in cui sono ristretti gli appartenenti alla criminalità organizzata e conferma la crisi generalizzata del sistema penitenziario che non risponde più a nessuno degli scopi assegnati alla pena detentiva dall’ordinamento, a partire dalla Legge fondamentale dello Stato.  Oggi le prigioni non rieducano, non impediscono la reiterazione e la perpetrazione di altri reati, non ostacolano i contatti con le organizzazioni criminali esterne, non hanno sufficiente effetto deterrente e finiscono per essere esse stesse centro di malaffare e violenza”.

          Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

          “Tutto ciò, peraltro, a dispetto delle donne e degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, e delle altre figure professionali, che sottoposti a carichi di lavoro esorbitanti e a turnazioni che si protraggono ininterrottamente anche per 12, 18 e addirittura 24 ore scontano le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio del Paese, per poi veder vanificato il loro diuturno sacrificio. Peraltro, come evidenziamo da tempo, l’inefficacia dei circuiti a media e, soprattutto, ad alta sicurezza, che ormai è solo una vuota definizione, inflazionano il ricorso al regime di cui all’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario, laddove l’autorità giudiziaria ritenga necessario un minimo di garanzie”, spiega il Segretario della UILPA PP.

 

         “Del resto, se il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, annuncia 8mila nuovi posti detentivi in due anni mentre, per lo stesso periodo, ha previsto l’assunzione di sole mille unità di Polizia penitenziaria oltre al turn over, basta fare due semplici calcoli, senza bisogno di traduzione dall’inglese o dall’arabo, per scoprire che il deficit organico del Corpo passerà dagli attuali 18mila Agenti mancanti ad almeno 21.500, sempreché, ed è fortemente improbabile, si riescano a conseguire tutte le assunzioni previste. In queste condizioni, dunque, la situazione non potrà che peggiorare sia in relazione alla vivibilità e all’offerta trattamentale per i detenuti sia per le condizioni di lavoro per il personale e, non ultimo, anche per la sicurezza di penitenziari sempre più colabrodo. La realtà è che servono urgenti investimenti e misure che invertano immediatamente la rotta. Va deflazionata la densità detentiva considerando il carcere l’extrema ratio, devono essere potenziati compiutamente gli organici della Polizia penitenziaria e degli altri operatori, vanno implementati gli equipaggiamenti e la strumentazione e dev’essere riorganizzato l’intero sistema d’esecuzione penale”, conclude De Fazio. 

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