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Roma, 09 ott.  – “Apprendiamo che oltre venti appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Cuneo sarebbero indagati dall’autorità giudiziaria per la presunta commissione di gravi e infamanti reati, fra cui pure quello di tortura, nei confronti di alcuni detenuti. Anche in questo caso riponiamo incondizionata fiducia nella magistratura e negli organi inquirenti, chiedendo che facciano al più presto piena luce sull’accaduto nella speranza che tutti gli agenti coinvolti riescano a dimostrare la correttezza del loro operato. Tutto questo, però, a prescindere da quella che sarà la verità processuale, dimostra ancora una volta la totale disfunzionalità del sistema penitenziario e una persistente e strisciante emergenza mai affrontata compiutamente dalla politica. Anche per questo chiediamo al governo Meloni e al ministro Nordio riforme immediate e investimenti mirati.

          Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

             “Episodi come questi vanificano il diuturno sacrificio e infangano la straordinaria professionalità di 36.000 donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che quotidianamente, in sottorganico di 18mila unità, fanno del loro meglio per tentare di garantire la sicurezza delle carceri del Paese e costituiscono al tempo stesso l’ultimo baluardo di umanità nelle frontiere penitenziarie, connotate ancora da suicidi (54 detenuti e un operatore si sono tolti la vita nel 2023), omicidi (2 in questo anno), violenze fisiche e morali, sovraffollamento e sofferenze di ogni genere”, rimarca il Segretario della UILPA PP.

         “Chi sbaglia va individuato, isolato e perseguito, ma se le indagini per il reato di tortura sono ormai numerosissime e interessano carceri diverse in tutto il Paese, probabilmente, c’è molto di più di qualcosa nell’organizzazione complessiva che non funziona e da correggere. In altre parole, pur essendo convinti che la stragrande maggioranza degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria coinvolti riuscirà a dimostrare la propria innocenza, appare evidente che vi sia un problema di sistema: o il reato di tortura è costruito male nel nostro codice penale o significa che l’organizzazione complessiva dei penitenziari non regge; in tal ultima ipotesi, non si può evidentemente pensare solo alla repressione, ma bisogna prevenire le degenerazioni mettendo compiutamente in sicurezza le carceri, chi vi è ristretto e chi vi lavora, sotto ogni profilo”, spiega il sindacalista.

         “In verità, noi siamo convinti che ricorrano entrambe le circostanze: il reato di tortura è costruito male e l’organizzazione carceraria è pessima, come peraltro dimostrano gli studi che lo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) conduce da tempo, senza venirne a capo, sulla revisione del modello custodiale e le continue aggressioni, oltre 120 al mese quelle gravi, perpetrate da detenuti in danno della Polizia penitenziaria. Allora, chiediamo nuovamente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di aprire un tavolo di confronto permanente per discutere di riforme, modello custodiale, organici, equipaggiamenti, sovraffollamento detentivo e, non ultima, di dotazione di body-cam per riprendere le operazioni di servizio della Polizia penitenziaria, la quale in massima parte non ha nulla da nascondere, ma che continua a essere sovraesposta e vessata dall’inefficacia del sistema”, conclude De Fazio.

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