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Comunicato stampa -  ROMA, 21/11/2021“Se dopo l’eclatante sparatoria avvenuta circa due mesi fa all’interno di una sezione – evidentemente solo per impropria definizione – ad alta sicurezza del carcere di Frosinone si fanno strada varie ipotesi circa le modalità attraverso le quali è stato possibile introdurre nel penitenziario l’arma utilizzata, il paradosso sta proprio nel fatto che le vie di ingresso siano molteplici e tutte verosimili”.

 

         Questo il commento di Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, alla notizia diffusa dalla stampa e secondo la quale un Agente avrebbe denunciato di aver introdotto egli stesso la pistola, sotto la minaccia di morte a componenti della sua famiglia che sarebbero stati sequestrati.

         “In verità – prosegue il Segretario della UILPA PP –, qualcosa in tal senso si era sentito nei giorni immediatamente dopo l’accaduto, ma – come riportato anche dalla stampa – la storia non avrebbe convinto gli inquirenti, i quali privilegerebbero la prima ipotesi dell’introduzione mediante drone. Ovviamente non sappiamo quale indirizzo prenderanno e quali elementi abbiano coloro che stanno conducendo le indagini, nei quali riponiamo piena e incondizionata fiducia, ma va registrato che le due ipotesi, al pari di molte altre, stanno tutte in piedi attesi gli attuali livelli di scarsa sicurezza delle nostre carceri”.

 

“Per restare a Frosinone – incalza De Fazio –, dove ho personalmente condotto un sopralluogo giusto mercoledì scorso, basti dire che a fronte di una media di circa 550 detenuti presenti, vi prestano servizio 232 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria (comprendendo anche quelli impiegati al Nucleo Provinciale Traduzioni e Piantonamenti, dunque non in carcere), laddove lo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha stabilito che ne servirebbero almeno il doppio. Situazione analoga, peraltro, a quella della quasi totalità delle carceri italiane”.

 

“Allora – conclude –, onde evitare che i casi Frosinone e tutto ciò che è accaduto negli ultimi due anni nelle carceri, con ben tredici morti dovuti alle rivolte del marzo 2020 e che sembrano essere stati dimenticati, è assolutamente ineluttabile che con appositi correttivi al disegno di legge di bilancio in discussione al Senato si prevedano seri investimenti per l’immediato rafforzamento degli organici della Polizia penitenziaria, l’implementazione di equipaggiamenti e tecnologie atte pure ad impedire persino a chi opera in carcere di poter introdurre, magari sotto minaccia, oggetti e sostanze non consentite, nonché per trovare soluzione alla vergogna dei detenuti affetti da patologie psichiatriche e, di fatto, abbandonati a se stessi, con tutte le conseguenze che ne derivano”.

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