ROMA, 17/08/2021 – “Il Governo fermi la vergogna e l’umiliazione di servitori dello Stato costretti a consumare pasti da asporto o panini in condizioni di fortuna, senza alcuna garanzia di sicurezza, salubrità e igiene e in assenza di qualsiasi decoro. A seguito di quella che ai più appare come una forzatura interpretativa e che impedisce l’accesso alle mense obbligatorie di servizio agli appartenenti alla Polizia penitenziaria – come agli appartenenti alle altre Forze dell’Ordine – sprovvisti di green pass, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha disposto che vengano loro distribuiti generi da asporto, spesso un paio di panini, due frutti, una bottiglietta d’acqua. Il problema aggiuntivo è che non sono stati predisposti locali idonei alla consumazione dei pasti, cosicché i malcapitati si devono arrangiare come possono e, temiamo, al di fuori dei protocolli anti-Covid”.
Arriva ancora da Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria, l’ennesima esortazione all’Esecutivo in merito alle mense delle Forze dell’Ordine equiparate ai normali ristoranti aperti al pubblico per quanto concerne l’obbligo della certificazione verde per accedervi.
“Volessimo strumentalizzare – continua sarcasticamente De Fazio –, chiederemmo l’equiparazione ai ristoranti anche per la qualità e la quantità dei generi, visto che le mense vengono gestite in appalto da ditte che si aggiudicano la gara per importi che si aggirano intorno ai cinque euro per un pasto completo. Ma al di là dei molti paradossi del caso e che potrebbero persino suscitare l’ilarità, il problema è serio e reso ancora più complicato dalle forzature e dalle improvvisazioni del Governo; dunque, reputiamo che le provocazioni debbano cedere il passo al buon senso”.
“Stante la situazione attuale, l’unica scelta di buon senso – continua il Segretario della UILPA PP –, ci sembra l’immediata apertura di un confronto con il Sindacato, almeno in seno alle singole Amministrazioni interessate, per individuare possibili soluzioni. Ricordiamo, infatti, che la mensa è obbligatoria e che gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria sono trattenuti in servizio ben oltre le sei ore giornaliere e non possono allontanarsi dal luogo di lavoro. Così come non va dimenticato che la durata della pausa, durante la quale trovare anche un frugale ristoro, non può eccedere in tutto i trenta minuti. Ribadiamo, altresì, che così facendo gli ammessi alle mense e coloro da esse banditi perché sprovvisti di green pass vengono separati per meno di venti minuti, ma lavorano ugualmente gomito a gomito, senza distanziamento e talvolta in automezzi blindati prossimi alla rottamazione e con aerazione insufficiente per otto e più ore”.
“Pensiamo sia dunque interesse di tutti trovare soluzioni adeguate, ragionevoli e che non espongano gli operatori a discriminazioni e rischi e gli stessi responsabili periferici dell’Amministrazione penitenziaria a risvolti anche penali. Chi ne risponderebbe, per esempio, – conclude De Fazio – se a un Poliziotto penitenziario succedesse qualcosa durante la consumazione del pasto sotto un portico o in un piazzale esposto al sole come sta avvenendo in questi giorni?”