I Gruppi di intervento operativo sono i reparti speciali istituiti dal ministro della Giustizia e servono a sedare le rivolte nelle carceri. I sindacati: per sorvegliare i detenuti mancano 18 mila agenti.
Si chiamano Gruppi di intervento operativo (Gio) e sono i reparti speciali istituiti dal ministro Carlo Nordio con un decreto del 14 maggio. Servono a sedare le rivolte nelle carceri. Finora non c’erano. Le rivolte c’erano, ma non il reato. Lo ha introdotto il governo a novembre. Punisce chi si rivolta con uso di violenza o minaccia, ma anche con resistenza passiva. Fattispecie già oggetto di critiche, perché per un verso le rivolte erano già punite, per un altro rischia di essere criminogena. Nel senso che uno può finire in cella per un reato minore e poi, rifiutando di obbedire a ordini, entrare in una spirale che non lo fa più uscire.
Ma torniamo ai «Gio». Sono utili? Con qualche precedente di «squadrette punitive», e con accuse di torture e pestaggi (vedi Santa Maria Capua Vetere, Modena e il Beccaria), possono spaventare qualcuno. Eppure un corpo specializzato potrebbe invece, se ben addestrato, contribuire a mantenere l’ordine, evitando eccessi di reazione. Il problema, per ora, è un altro. E lo spiega Gennarino De Fazio. Non un pericoloso criminale, ma il segretario Uil della polizia penitenziaria: «Dove li troverà questi agenti Nordio? Ne mancano già 18 mila. Nel 2024 è prevista l’assunzione di 2004 persone. Ma 2400 andranno in pensione. Oggi il carcere è illegale. Non si può pensare solo a interventi repressivi: bisogna prima svuotare gli istituti e aumentare il numero degli agenti».