Nota n°8281 del 24.06.16 - Nella mattinata del 20 giugno 2016 una delegazione della UIL PA Polizia Penitenziaria coordinata dal sottoscritto, accompagnato dal segretario regionale Mauro Lai e dal Coordinatore territoriale Mauro Barile, unitamente ai delegati locali, ha condotto una visita sui luoghi di lavoro del personale di Polizia Penitenziaria all’interno della Casa di reclusione di Porto Azzurro.
Varcando le porte del penitenziario si nota la presenza di un ponteggio atto ad agevolare la ristrutturazione delle pareti interne del passo carraio/pedonale. Subito dopo la postazione di servizio dell'addetto alla vigilanza Block House, vi è un locale adibito al primo controllo dei generi alimentari e di abbigliamento che i familiari recano ai propri congiunti detenuti, nonché al controllo dei detenuti che rientrano dal permesso e /o dalla semilibertà. Spiace molto notare che esiste una macchina ai raggi “x” che non funziona ed è piena di polvere.
Questo ovviamente consente di premettere che, evidentemente, l’istituto essendo una Fortezza Spagnola del 600’ presenta il segno degli anni trascorsi e gli ambienti, tutti, sono stati concepiti secondo le esigenze e le regole di allora.
Per questa ragione l’igiene e la salubrità degli ambienti è piuttosto precaria, il micro clima, l’areazione e la luce negli ambienti di lavoro sono assolutamente inadeguati rispetto alle previsione in materia di igiene, salute e sicurezza sul lavoro.
C’è da dire anche che all’interno dell’istituto si respira una certa incuria, vuoi per la pulizia degli ambienti, vuoi per le aree verdi incolte, vuoi per i rifiuti di grandi dimensioni accatastati qua e là nelle diverse aree dell’istituto.
I lavori di manutenzione realizzati in economia, nonostante gli apprezzabili sforzi profusi, possono costituire soltanto un palliativo e in quanto tale appunto un rimedio ma non certo una soluzione. Soluzione che, invece, dovrebbe/potrebbe essere quella di salvaguardare una sede storica dell’amministrazione penitenziaria prevedendo una ristrutturazione e un ammodernamento (compatibile con i vincoli architettonici) dell’intero istituto.
Istituto che tra l’altro, data la territorialità della pena, soffre addirittura una carenza di detenuti, ultimamente colmata dalla quasi esclusiva assegnazione di detenuti extra comunitari con tutto ciò che ne consegue in termini di gestione della sicurezza.
A nostro avviso, invece, andrebbe ripensata la destinazione dell’istituto nel senso di dare risalto alla vocazione antica dell’istituto e cioè alle lavorazioni.
La vicinanza di Gorgona e Pianosa con i rispettivi attuali progetti di detenzione e reinserimento potrebbe essere l’esaltazione di Porto Azzurro se trasformato in casa di lavoro all’interno, appunto, di un progetto integrato delle tre sedi e di un percorso graduale di reinserimento sociale dei condannati.
Giunti al secondo ingresso “Portineria” scopriamo che il collega di servizio opera in una situazione di automazione promiscua in quanto il cancello pedonale è totalmente automatico mentre quello carraio necessita dell’intervento manuale per far scorrere la barra di ferro che consente l’apertura-
Entrati nell'area detentiva si giunge nell'ufficio del responsabile della sorveglianza generale, un tavolino fa da appoggio ai registri (qualcuno anche di troppo perché ripetitivo rispetto ad altri già esistenti) impiegati per l'annotazione dell'entrata e l'uscita dei detenuti. Una delle pareti del citato locale è occupata da una vecchia tabella ove è riportata la conta dei detenuti, a mò di simpatica rappresentazione di un moderno “pallottoliere” .....
Di seguito accediamo in matricola dove i locali adibiti a uffici sono privi di aria condizionata e di sufficiente aerazione e luce naturale.
Ci facciamo aprire la porta della stanza destinata al rilevamento delle impronte digitali e alle video conferenze e lo scenario che salta all'occhio ci lascia davvero perplessi. Siamo in totale assenza di aerazione e luce. Si avverte fin da subito un odore malsano di muffa e il respiro diviene immediatamente affannato.
Detto questo è invece apprezzabile il fatto che il Magistrato di Sorveglianza competente effettui le udienze con i detenuti attraverso lo strumento della video conferenza, al punto che ci domandiamo per quale ragione non si individui una soluzione per proporre una modifica normativa affinché il medesimo strumento possa essere utilizzato anche per udienze di altre A.G. ed in particolare per quelle avanti il Tribunale di Sorveglianza. L’economia delle risorse pubbliche che ne conseguirebbe sarebbe senza dubbio più che pregevole.
Subito dopo verifichiamo le aule scolastiche e attraversando un piccolo corridoio sbuca alla vista la postazione dell'addetto alla vigilanza. Trattasi di una struttura composta per metà in muratura e per metà in lastroni di vetro, priva di areazione, condizionamento d'aria e di salubrità. Ma, il disagio in cui l'agente vi presta servizio è dovuto anche all'assenza di una tabella di consegna, che contempli in modo specifico e chiaro le mansioni da assolvere.
La sala che comanda i cancelli di accesso ai reparti è priva dei più basilari confort. Di dimensioni ridottissime, priva anch’essa di sufficiente areazione e riluttante nelle condizione igieniche e sanitarie.
Spostandoci nei reparti detentivi un primo sopralluogo lo effettuiamo nella sezione denominata “simpaticamente” Capannone. In poche parole, varchiamo la soglia di una struttura che rende fin da subito la ragione della propria denominazione in quanto sembra un vero capannone. Si sviluppa in altezza, su tre piani detentivi. Si osservano aree interessate da importanti distaccamenti di materiale edilizio e i gli enormi lucernai fanno da veicolo alle infiltrazioni di ingenti quantità di acqua piovana. La postazione di servizio dell'addetto alla vigilanza è praticamente un “tugurio”, inospitale sotto vari punti di vista. È evidente l'incuria strutturale, ma anche l'arredo gioca la sua parte rendendo refrattario l'ambiente. Altra nota dolente è la sicurezza personale dei poliziotti penitenziari, praticamente chiusi all’interno della sezione, tanto che in caso di emergenza è praticamente impossibile entrare in tempi ragionevoli. Risulterebbe utilissima la dotazione di una radio ricetrasmittente e un telefono cordless, in modo che il personale nel momento in cui percorre il reparto per effettuare i dovuti previsti controlli possa, nel caso in cui si presentasse un urgenza, allertare il responsabile di turno per chiedere supporto.
Il sopralluogo ha dato lo stesso increscioso risultato anche negli altri reparti. L'incuria e l'abbandono delle postazioni di servizio è generalizzata. Le norme sull'igiene e la salubrità non sono violate, sono “violentate”!
Usciti dal reparto ci dirigiamo verso la cosiddetta “grotta”, luogo tetro che incute un certo malessere poiché si deve percorre a piedi un tratto di giardino incolto ove è presente una discarica a cielo aperto, poi si passa all’interno di questa grotta abbassando la testa per non sbatterla sul soffitto e senza distogliere gli occhi dal terreno impervio realizzato da sassi scomposti sui quali sono anche abbandonati rifiuti vari.
Basterebbe distrarsi un solo attimo per infortunarsi seriamente, come basterebbe una scintilla per far succedere l'irreparabile!
Al termine dello spartano percorso giungiamo alla garitta che viene impiegata dall'addetto alla vigilanza sul campo sportivo dei detenuti. I vetri che la compongono sono praticamente opacizzati dalla sporcizia e non permettono la corretta visuale.
Nel corso della visita abbiamo ricevuto informazione da parte del personale che l’organizzazione del lavoro non prevede nemmeno i 10 minuti di tempo per il passaggio di consegne anche in quei servizi in cui le disposizioni di servizio prevedono appunto le consegne.
A margine della visita, naturalmente, abbiamo avuto modo di rappresentare la cosa al Direttore il quale si è impegnato a verificare la cosa in occasione della prossima riunione sindacale.
Concludo sollecitando anche adeguati interventi di ristrutturazione all’interno degli alloggi di servizio e della caserma.
Significativi, infine, i dati relativi al personale di Polizia Penitenziaria in quanto a fronte di un organico previsto di 234 unità, ne sono assegnate 174 e presenti realmente 151, con una carenza quindi di 83 unità pari più o meno ad 1/3 dell’organico previsto.
In quell’organico sono incluse anche le 20 unità circa impiegate in un servizio navale tanto inutile quanto inopportuno. Non si capisce, infatti, perché si debba mantenere in piedi un servizio del genere con tante unità per soli due mezzi navali e che quale compito istituzionale ha soltanto quello di fare un viaggio alla settimana a Pianosa.
Le specificità del Corpo, invece, dovrebbero essere esaltate utilizzando il servizio navale (quindi evitando la chiusura) per l’effettuazione delle traduzioni dei detenuti e, anzi, data l’entità dell’organico potrebbero anche assicurare la scorta presso le AG competenti evitando che si utilizzi il personale dell’istituto.
Al VISAG cui la presente viene trasmessa per competenza si chiede di realizzare tutte le attività di verifica e di controllo ad esso demandate dal decreto legislativo 81/92 in materia di igiene e salubrità degli ambienti di lavoro, di sorveglianza sanitaria, e di rispetto delle norme di sicurezza degli impianti e delle attrezzature.
Al Provveditorato Regionale si chiede di valutare l’opportunità di proporre un progetto di ristrutturazione dell’istituto e nell’ambito dei circuiti penitenziari della Regione valutare l’opportunità di rivedere la destinazione d’uso dell’istituto.
Al DAP si chiede di valutare l’opportunità di realizzare la ristrutturazione dell’istituto e di avviare una riflessione sull’opportunità o meno di rilanciare le case di lavoro come luoghi in cui realizzare utili ed economie di spese per l’amministrazione oltre che percorsi di graduale reinserimento sociale dei condannati.
Nell’attesa di riscontro porgo distinti saluti.
F.to Il Segretario Generale Angelo URSO