Nota 8736 - On. Ministro, com’è peraltro a Lei ben noto, i problemi che investono e attanagliano la giustizia, il sistema d’esecuzione penale e, per quanto più interessa da vicino questa Organizzazione Sindacale, il mondo carcerario, il Corpo di polizia e la dirigenza penitenziaria, sono numerosissimi, molto risalenti nel tempo e quasi mai affrontati con pragmatismo ed efficacia nell’ambito di un progetto compiuto volto a migliorarne significativamente la funzione che la carta costituzionale, dunque il Paese, assegna ad essi.

Le inefficienze strutturali, le inerzie ancestrali e le emergenze incidentali sono state troppo spesso analizzate con miopia (poco importa se “congenita” o, com’è più probabile, “acquisita”)  e ad esse si è tradizionalmente approcciato guardando a un orizzonte per lo più circoscritto sulle ultime, dunque finalizzato soprattutto, se non esclusivamente, a contenere le emergenze piuttosto che ad invertire i modelli che le avevano generate e avviare un processo virtuoso in grado – in un uno – di conferire efficacia al sistema repressivo, sicurezza ai cittadini, dignità e senso sociale alla detenzione, canoni di civiltà e, potrebbe persino auspicarsi, di “normalità” al lavoro della Polizia e, più in generale, degli operatori penitenziari.

Così, specie nell’ambito delle due amministrazioni di diretto riferimento di chi scrive (DAP e DGMC), soprattutto l’autoreferenzialità dell’apparato latamente burocratizzato e stratificato nelle ramificazioni di seconda, terza e quarta linea sino al punto di divenire immune anche all’avvicendarsi della dirigenza di vertice e, persino, di vanificare i propositi (in verità poche volte apprezzati) del vertice politico, restituiscono un sistema che pare fare dell’inefficienza e dell’improduttività la principale linfa vitale che ne ha sinora consentito la resistenza a qualsiasi tentativo di azione riformatrice.

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Leggi qui il comunicato il comunicato del Segretario Generale Regionale UIL.PA Polizia Penitenziaria Domenico de Benedictis Domenico de Benedictis