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Roma, 30 Mag.  – “Nella riunione del Consiglio dei Ministri di ieri, che ha catalizzato l’attenzione per il progetto di riforma della magistratura, è passata pressoché inosservata alle cronache l’approvazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che modifica il Regolamento di riorganizzazione del Ministero della Giustizia e che, da quanto sembra evincersi, ancora una volta umilia e mortifica il Corpo di polizia penitenziaria e le sue competenze omettendo la formalizzazione della Direzione Generale delle Specialità e della Direzione Generale dei Servizi Logistici e Tecnici seppur sancite, con decreto legislativo n. 172 del 2019, da ben cinque anni”.

 

            Lo afferma Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.

 

            “In sostanza, da quanto riusciamo a dedurre, il Governo ha proceduto, nella forma semplificata consentita dalla legge di bilancio fino al 30 giugno, esclusivamente al fine  di dare attuazione all’istituzione di una nuova struttura di livello dirigenziale generale e di un ufficio di livello dirigenziale non generale per la gestione infrastrutturale in materia informatica e di transizione digitale, nonché all’ampliamento delle competenze in capo al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, con la previsione, anche qui, di una nuova dirigenza generale e di due uffici di livello dirigenziale non generale, mentre evidentemente non ha ritenuto  almeno di pari urgenza e necessità dar vita alle prime due Direzioni generali del Corpo di polizia penitenziaria, così come al nuovo Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, atteso pure che, in quest’ultimo caso, sembra che all’interno dello stesso dicastero della giustizia non riescano a decidere se debba (ri)sorgere a Pescara o a Perugia”, spiega il Segretario della UILPA PP.

             “Peraltro, va considerato che già nell’ottobre dell’anno scorso ci era pervenuto uno schema di regolamento di riorganizzazione, da adottarsi in via ordinaria con Decreto del Presidente della Repubblica, che contemplava sia le Dirigenze generali della Polizia penitenziaria sia il dodicesimo Provveditorato regionale. Schema, che, evidentemente, anche per le beghe della politica, continua a giacere inevaso in qualche cassetto. Quasi in contemporanea, dunque, mentre a Via Arenula si magnificava la decretazione, solo sulla carta, del Gruppo di Intervento Operativo, a Palazzo Chigi si sceglieva di non adottare quei provvedimenti che finalmente potrebbero consentire alla Polizia penitenziaria d’iniziare ad avere una struttura degna di una forza di polizia a totale vantaggio dell’efficienza e dell’efficacia organizzativa e operativa”, aggiunge il sindacalista.

 

“Esprimiamo per tutto ciò vivo disappunto, rammarico e contrarietà e continueremo a batterci affinché si dia corso al dettato legislativo nonostante ci rendiamo conto, ogni giorno di più, che le resistenze al cambiamento e le contraddizioni sono molte e, verosimilmente, da ricercarsi nella stessa maggioranza di governo, se non proprio lungo i corridoi di Via Arenula”, conclude De Fazio.